Cap. 5 – Punto e a capo.
Lo spazio tempo è una gelatina in espansa-dispersione
che sussulta ad ogni
minima variazione, basta un colpetto
e si mette a danzare ondeggiando e
ondeggiando in un continuo carnevale.
Che sia una samba, una cumbia, una
marrabenta,
una kizomba o una semba.
Un battito di ciglia e già mi ritrovo a
fine corsa,
le onde continuano a susseguirsi lungo le spiagge di tutto il
mondo,
continuando ad erodere quel poco di emerso che c'è su questo pianeta
e a
me, ahimè, tempo scaduto, devo tornare nel mio tropico.
Son già passati due anni qui tra la sabbia e la polvere del Mozambico,
il
vento tra le palme, i sapori e i colori, il calore che sballa,
il Sole
impietoso, le nottate fresche e sempre animate
e la realtà senza vergogna della
miseria più misera.
Tre sono le grandi opere che potrei reinterpretare:
il Decameron, i
Miserabili e i Malavoglia;
tutti rivisitati in chiave moderna e
afro-sub-australe.
Mi auguro davvero di scriverli, con tanto di contratto
editoriale.
Dai cazzo!
Tornato dal reportage in Gorongosa nelle zone dov'era passato
il conflitto
tra Frelimo e Renamo
(tra chi comanda da 40 anni e chi vorrebbe comandare),
gli
ultimi giorni sono una corsa fino all'imbarco del volo TAP
che mi riporta a
Lisbona, nel mio regno.
Non riesco neanche a salutare tutti, mi ero preparato
una lista
di cose da fare, gente da rivedere, debiti da saldare ma zero,
come
sempre è già tanto se ne faccio la metà.
"Gli uomini fanno progetti e gli Dei sorridono."
So fuckin real, aggiungerei io.
Tra questi progetti c'era l'idea di stampare e distribuire le prime 100
copie
del primo cd del Colectivo imprevisto, 15 tracce
(prima versione studio,
"senza trucco e parrucco")
per dare un'assaggio della collaborazione
nata tra me e alcuni
degli artisti che ho conosciuto tra Maputo e Beira (MOZ
TRIP)
oltre a facilitare la negoziazione per marcare date nel 2018 tra
concerti,
presentazioni, performance etc. Nada, il grafico c'ha
meso un botto
a ultimare la copertina e altri dettagli, mas por
enquanto esta on-line.
Buon ascolto!
https://soundcloud.com/user-392046656
>> Colectivo imprevisto
//// Aquecimento da placa <<
Voltar, regressar. Da un lato mi fa anche piacere,
mi manca la famiglia portoghese e la
famiglia italiana.
Sono stufo di avere
allucinazioni di tortellini, cappelletti in brodo, tagliatelle...
Stanco di stare sempre
in prima linea, provato da tutte le avventure
in cui mi sono calato. Inebriato
dai sapori selvaggi,
dagli orizzonti verdi infiniti e ubriaco di donne e amici,
convivi animati
e feste a prova di vampiro
(si torna a casa quando il Sole sta
già scaldando la pelle,
gli occhi bruciano e il cervello in pappa supplica
il silenzio
e l'oscurità della camera da letto o il divano nella sala a casa di
un amico).
Il piano iniziale era tornare in Europa a Marzo con l'inizio della
primavera
(per non soffrire l'inverno) ma sembrava che papà non stava proprio
bene
e, non sia mai, meglio che torno già per Natale.
Le mie valigie sono
rimaste da due anni a Lisbona,
mi auguro di averci lasciato dentro abbastanza
roba invernale
o sono fottuto. E chi se lo ricorda più il freddo?
A vedere una
foto delle pianure nebbiose da dove sono arrivato
quasi mi viene un attacco di
depressione.
Una volta che gli alberi si spogliano dell'incendio di colori
autunnali,
a scomparire non sono solo le foglie ma anche i colori stessi
e con
loro la voglia di vivere.
Che schifo, avevo rimosso quel grigiume.
Nebbie
fatate, terre incantate in un continuo ritmo
di lavora lavora, produci
produci, consuma consuma, paga paga paga...
Per fortuna che mi
sono levato dai coglioni anni fa,
per fortuna che sono andato a farmi un giro,
grazie Signore Dio, grazie!